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Il guardacoste G.64 “Darida”, un gioiello del mare custodito a Piana delle Orme

Latina. – Non è solo un’imbarcazione esposta in un museo, ma un frammento di storia navale che racconta un’epoca di trasformazioni tecnologiche e operative. Il guardacoste G.64 “Darida”, appartenente alla classe Meattini della Guardia di Finanza, oggi accoglie i visitatori del Museo Piana delle Orme come una delle testimonianze più significative del Servizio Navale.

Costruito nei cantieri Baglietto di Varazze nei primi anni Settanta, il “Darida” faceva parte di una serie di 57 unità navali destinate al pattugliamento delle coste italiane. Si trattava di un periodo in cui le forze navali della Guardia di Finanza erano chiamate a fronteggiare nuove sfide: dal contrabbando ai traffici illeciti in mare, in un Mediterraneo che si stava trasformando rapidamente.

Le unità della classe Meattini – lunghe circa 20 metri, con scafo in mogano e compensato marino – garantivano velocità elevate, autonomia operativa e versatilità. “La loro costruzione in legno non era una scelta di retroguardia, ma un equilibrio fra tradizione cantieristica e necessità operative”, spiega Andrea Riva, storico navale e curatore di diverse pubblicazioni sul naviglio militare leggero italiano. “Erano mezzi capaci di unire prestazioni e manovrabilità, pensati per mari difficili e missioni complesse”.

Tra le unità di questa classe, il G.64 “Darida” si distinse per longevità e affidabilità. Equipaggiato per il pattugliamento costiero, garantiva all’equipaggio non solo efficienza in missione, ma anche una sorprendente abitabilità interna, considerata all’epoca un lusso per imbarcazioni di queste dimensioni.

“Oggi il Darida ci ricorda che la sorveglianza del mare è sempre stata una sfida che univa uomini e mezzi in un unico compito: la tutela della legalità”, sottolinea Giuseppe Romano, già comandante del Servizio Navale della Guardia di Finanza.

La collocazione del “Darida” a Piana delle Orme, nel cuore dell’area aeronavale del museo, permette di restituire al pubblico una narrazione immersiva. Non si tratta solo di un’esposizione statica: accanto al guardacoste, i visitatori trovano aerei, elicotteri e mezzi anfibi che compongono un mosaico di storia tecnologica italiana.

Il museo stesso è un unicum in Europa, 14 padiglioni tematici e un’area esterna di oltre 35 ettari raccontano il Novecento attraverso mezzi originali, dal fronte della Seconda guerra mondiale al boom economico, fino al presidio aeronavale delle coste italiane.

Osservare oggi il G.64 “Darida” significa riscoprire un periodo storico in cui l’Italia investiva sulla specializzazione delle sue forze marittime. “Queste imbarcazioni sono la testimonianza tangibile di come la tecnologia navale italiana abbia saputo evolversi con discrezione ed efficienza”, conclude Riva.

Per chi visita Piana delle Orme, il “Darida” non è soltanto un’imbarcazione, è un simbolo di disciplina, innovazione e servizio, che continua a raccontare il legame tra il mare e la Guardia di Finanza.

Per approfondimenti visitate il sito www.pianadelleorme.it

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